Casa Speranza

Campina, 40 km a nord di Bucarest, Romania.
"Casa Sperantei" è una splendida realtà nella quale bambini senza l'opportunità di avere una famiglia vengono "coltivati" e ospitati nella Casa Famiglia gestita dal 1996 da suor Marisa Zanetti, delle suore di San Giuseppe di Aosta.



Intervista a Suor Marisa, Casa Speranza
- Casa Speranza: cos'é?
Casa Speranza è un'associazione, messa in piedi nel 1996 perché qui in romania non si poteva lavorare senza avere un associazione. Noi eravamo suore, perciò una personalità giuridica l'avevamo, ma non era riconosciuta in Romania. Perciò ci siamo messi in piedi e ci chiamiamo Casa Sperantei, che di fatto siamo suore di San Giuseppe di Aosta.
Per quale motivo noi siamo qua e per quale motivo esiste Casa Sperantei? Prima di tutto perchè abbiamo analizzato sul posto quali erano i problemi di base. Abbiamo constatato che il problema maggiore era quello dei minori, e ci siamo buttati in questo campo.

- In Romania, chi vi aiuta e chi no?
Le autorità di Campina ci aiutano, ma c'è sempre qualcuno o qualcosa che ci fa capire che senza di loro noi non potremmo fare nulla. Rimaniamo sicuramente degli stranieri, però siamo qui, persone aperte e ben disponibili ad aiutare i piccoli.
Degli ostacoli li incontriamo così, quotidianamente, ma non facciamo nessun dramma per questo. Nella vita di ognuno ci sono degli ostacoli, e volenti o nolenti li si deve sormontare, e noi abbiamo preso questa mentalità.


- Quanto può contare la politica per Casa Speranza?
Personalmente guardo la politica con gli occhi molto attenti, perché questo è un mezzo per salvare dei bambini.
Spero, spero... che si possa avere nel futuro una politica più aperta, che non faccia solo i suoi interessi ma gli interessi anche dei bambini. Perché i bambini hanno bisogno di una famiglia.


- Senti del razzismo nei confronti dei bambini della casa famiglia?
Non so se chiamarlo razzismo o cos'altro. Non so per quale motivo, ma i nostri bambini vengono spesso additati per il fatto che vengono da un istituto, malgrado che questi siano cresciuti in un modo speciale, educati, e "normali". Nonostante tutto la gente li addita, e dice: " Quelli sono quelli dell'istituto! "
E per di più sono anche tartassati, nel senso che se possono accusarli lo fanno volentieri. Perché solitamente non c'è nessuno, nessuno... che si prende cura di loro.
Ma noi gliel'abbiamo fatto vedere; che questi bambini sono i nostri, e noi ci prendiamo cura di loro, e li difendiamo.


- Come vedi l'annosa questione del rapporto Rom - Rumeni?
Questa è una vecchia storia, ed è inutile ancora calcare su questo. Perché abbiamo visto attraverso la televisione che noi in Italia stiamo facendo gli stessissimi errori. Si, ci sono delle divisioni... a causa di questa cultura diversa, e di questa difficoltà di integrare gli zingari tra gli altri, però non torniamo in continuazione su questo perché non è bello. Piuttosto cerchiamo di migliorare, aiutando i bambini ad andare a scuola e coltivandoli.

- Come sei finita qui in Romania?
La mia congregazione ha deciso di aprire verso l'Est, e purtroppo (diciamo purtroppo in quel momento, perché io avevo già le valigie pronte per partire in Madagascar) mi hanno detto: lascia perdere il Madagascar, ti preghiamo di andare in Romania.
Ho accettato, con un po' di fatica, ma ho accettato, e ora sto bene di questa accettazione perchè tra l'altro come cultura è più vicina alla nostra... malgrado tutto.

- La situazione a Casa Speranza è meglio ora o i primi anni?
Non saprei dire se la situazione migliora... cambia faccia. Non era meglio prima, non è meglio adesso... è così!
Ai primi tempi erano bambini piccoli, per noi era più facile nel senso che i bambini piccoli presto sarebbero stati adottati, mentre questi grandi bisogna pensare ad educarli, a non lasciarli crescere "così" (allo stato brado n.d.r.).
Insomma la situazione cambia faccia, nascono altri problemi. C'è la scuola di mezzo, il bambino cresce, è necessaria un'educazione, è necessario aprirli al mondo, inserirli nella società. Non posso dire che era meglio prima, non posso dire che è meglio ora. Questa è la realtà, di questo momento.

- Pro e contro sull'entrata in Unione Europea della Romania...
L'entrata nella Comunità Europea è bellissima, in teoria, perché abbiamo chiuso così un cerchio chiuso in Romania. Il popolo aveva anche paura, ogni tanto, di legarsi con la Russia o con altri paesi. Ora è entrata nell'Unione Europea. Diciamo che con questa idea noi entriamo a far parte di un popolo libero, ma con tutte le conseguenze che ci sono. Per esempio il problema economico, che è quello più scottante. Qui noi dobbiamo metterci al livello europeo, allo standard europeo, ed abbiamo da camminare molto per arrivare a quello stato.
Allora, se la guardiamo a questo livello, l'entrata in Unione Europea può essere positiva da una parte, se la guardiamo sotto l'aspetto della libertà. D'altra parte ci sono tanti guai, come il povero che diventa più povero, e molta gente non ha da vivere giorno per giorno. Allora ci si pone una domanda: "Ma allora, è proprio così positiva l'entrata in Europa?" Io non dico che l'ingresso nella Comunità Europea sia un fatto negativo, però ci sono dei momenti molto duri, e se si hanno gli occhi bendati non si vede il povero. Perché i Rumeni sono anche orgogliosi, e si tengono onestamente nascosto il povero. Però i poveri sono nei guai.
Manca questa uguaglianza, cioè si è rotto questo periodo di uguaglianza, nel quale tutti erano allo stesso piano e allo stesso stadio: sono nati ceti.
Come per esempio il ceto medio, che prima non esisteva. Però c'è il povero che è diventato poverissimo.


- Differenza tra Casa Speranza e le strutture statali...
Devo dire che in Romania anche le strutture statali sono migliorate. Molti istituti sono stati chiusi e mandati a casa i bambini, se avevano una famiglia.
Purtroppo il grosso problema è stato un altro: che i bambini non avendo una relazione con la famiglia non si sono ritrovati con la propria famiglia o nella famiglia allargata, e ritornando nel proprio istituto dov'erano cresciuti non l'hanno più trovato, perché alcuni istituti sono stati chiusi. I bambini sono sulla strada.
Però devo anche dire che la Romania ha fatto un grande sforzo per migliorare le condizioni di vita negli istituti.


- Un pensiero sul futuro di Casa Speranza
Casa Speranza perché sopravviva bisogna avere molta fantasia, creare delle attività per la sopravvivenza a livello economico prima di tutto.
E seconda cosa bisogna rimboccarsi le maniche ed aiutare questi bambini ad essere come tutti gli altri. Per questo bisogna avere del coraggio ed avere dei metodi. Ed è quello che noi stiamo facendo con il metodo Montessori, che serve ad educare il bambino in modo pratico ed efficace.
Perché loro arrivino ad essere migliori di quelli che sono stati cresciuti dalle famiglie, perché loro siano accettati dalla società.

- In quanto associazione Italiana, suore di Aosta, lo stato italiano vi tutela in qualche modo?
Nooo! Anzi hanno rifiutato di aiutarci, hanno detto che la Romania è entrata nella comunità e non ha più bisogno di aiuto. Cioè se riceviamo qualcosa da fuori è dagli amici, dai giovani che ci conoscono e dalla congregazione. Ma non è lo stato italiano che ci aiuta. Un aiuto gliel'abbiamo chiesto, ma ce l'hanno rifiutato! Ditelo pure forte! Vorrei che il nostro presidente, di Aosta, lo senta. Perché ho scritto una lettera di non so quante pagine e lui, presidente Caveri, ha detto che la Romania è entrata nella Comunità Europea, e non ha più bisogno di nulla ... Ma ciò è sbagliato!
Noi rimaniamo queste, o questi, che hanno bisogno! Ci richiedono di ristrutturare la casa, ma si rifiutano di aiutarci. Solo per il fatto che sulla carta c'è scritto che la Romania entra nella Comunità Europea, senza porsi altre domande. Tra l'altro a livello economico non sono poveri, soprattutto la regione dalla quale vengo (Valle d'Aosta).

- Volontari a Casa Speranza...
Io e tutti dai volontari aspettiamo una grande disponibilità nei confronti dei bambini. Questa è la prima cosa.
Seconda cosa dipende un pochino dalle capacità del volontario. Se c'è un volontario che è capace a livello pratico, va bene, accettiamo subito... ed abbiamo del lavoro. Però come primo desiderio nostro c'è che il volontario si occupi e dia tutte le sue capacità di donna o di ragazzo, che può essere mamma e papà, davanti al bambino. Perché questo bambino senta che ha due persone che lo accolgono.

- Quanto conta per te la fede in tutto questo?
Bene per noi, da che non c'è la fede, non possiamo vivere. Perché, prima di tutto nessuno ci riconosce per quello che siamo, per quello che facciamo. Se non c'è la fede posso rinunciare tranquillamente a tutto perché ho perso lo scopo. Se sono i bambini, sino ad un certo punto sono loro che mi danno la forza di lavorare quotidianamente. Però a un dato momento uno si dice: "Oh ma, Perché?" C'è un fine primo che accompagna questo che faccio quotidianamente.

- Nota delle differenze tra la spiritualità Cattolica e Ortodossa?
No. Prima di tutto dobbiamo mettere come base che le due Chiese sono Chiese sorelle, poi nel tempo c'è stata una scissione.
Va bene, una Chiesa è più attaccata alla tradizione, d'accordo, la Chiesa ortodossa non ha ancora messo assieme il lavoro quotidiano con la spiritualità.
Però, sia la Chiesa cattolica che la Chiesa ortodossa hanno un solo Dio. Da una parte molti Cattolici confondono Dio con il volontariato o con le attività di servizio che fanno. Questo è un fatto molto spesso positivo, però non ci si deve dimenticare che Dio è Dio, e io credo che sia lui a stimolarci a lavorare. Se c'è solo del volontariato, questo finisce presto perché ci stanchiamo. D'altra parte se noi non lavoriamo e preghiamo solo per i nostri interessi, finisce presto anche questo, perché è una fede che finisce con l'attaccamento a noi stessi, ai nostri bisogni, e non porta frutto.
Io credo che sia in una che nell'altra Chiesa dobbiamo mettere Dio alla base, e poi assieme si porta avanti il resto (servizio e preghiera n.d.r.).

Suor Marisa




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