Buon Natale

Genova, Nostra Signora della Provvidenza, via vesuvio
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Nel presepe fatto da don Prospero c'è una spiegazione scritta della storia della Terra Santa e poi, oltre la Natività, c'è una moschea, e dopo il muro, e all'interno quella che è l'attuale realtà di quei luoghi martoriati da guerra e violenza.
Nel presepe c' è una moschea alta otto centimetri ma c' è anche il muro di Betlemme, i soldati israeliani armati che lo presidiano e il piccolo ospedale delle suore di Padova per i bambini palestinesi.
«Ammetto che avrei dovuto introdurre anche un elemento ebraico, forse una sinagoga, perché fosse chiaro che non c' è alcun sentimento anti-ebraico in nessuno di noi e nel nostro presepe. Lo farò ora.
E così il prete ha aggiunto un candelabro a sette braccia, simbolo della religione ebraica: «Ho sbagliato - ha detto - a non inserire subito un simbolo ebraico, in modo che fossero rappresentate le tre religioni monoteiste».
Andrea Ravasco, uno dei giovani della parrocchia che ha seguito don Prospero nel viaggio a Betlemme e che ha partecipato alla costruzione del presepe aggiunge: «Uno dei viaggi più importanti che abbiamo fatto come gruppo giovani è stato ad Auschwitz» «Il vero problema è l' indifferenza dei cattolici». Don Prospero quest' anno è andato e alla moschea ha aggiunto la barriera nei territori che definisce senza mezzi termini. «In agosto sono stato con i giovani della parrocchia a Betlemme, abbiamo fotografato il muro e lo abbiamo riprodotto, con i graffiti, nel nostro presepe per ricordare le sofferenze di quel popolo e dei bambini dell'ospedale pediatrico».
Don Prospero subito dopo aver subito pesanti attacchi da "la Padania" ha pensato telefonato in Curia: «Ho parlato con uno dei vice di monsignor Bagnasco - dice il parroco - che ha scherzato dicendomi: va là, che sei in buona compagnia». Il riferimento è al cardinale Tettamanzi oggetto di una campagna leghista.
«Nessun problema» per la moschea che don Prospero ha messo nel presepe della sua parrocchia. Lo ha detto l' arcivescovo di Genova e presidente della Cei Angelo Bagnasco. La moschea è solo un messaggio di pace: «Non bisogna darle significati che non ha - ha continuato Bagnasco -. Mi fido del buon senso del sacerdote».
Le proteste del mondo politico non si placano. I primi a insorgere sono stati i leghisti (Borghezio ha definito il parroco «imbecille») e per tutta risposta il settantenne don Prospero ha incollato la prima pagina della Padania dedicata alla moschea nelle bacheche in chiesa. E adesso Forza Nuova e l' associazione Giovine Italia minacciano azioni di protesta.
L' imam di Genova Salah Hussein cerca di rasserenare gli animi: «Conosco don Prospero ma non avevamo parlato della sua idea di mettere la moschea nel presepe. Credo che sia un gesto di pace il cui unico significato è di invitare alla convivenza e alla comprensione fra tutte le religioni. Per questo don Prospero ha fatto bene a inserire anche il candelabro a sette braccia».
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Tolto a malincuore il minareto, il parroco ha messo il Vangelo delle Beatitudini, con in evidenza il duro monito che non chiude la vicenda e non spegne le polemiche: “Ero straniero e non mi avete riconosciuto: via da me nel fuoco eterno”. E resta al suo posto il muro di Gerusalemme che, ha commentato il parroco, “in questi giorni è di drammatica attualità”, ha detto il parroco.

Sestri Levante, chiesa di Sant’Antonio
Un’altra moschea è spuntata nel presepe.
Una moschea ha fatto capolino anche in un presepe di una scuola cattolica veneziana e il patriarca di Venezia, cardinale Angelo Scola, ha compreso e accettato il gesto. E non c’è giorno in cui non giungano notizie di iniziative del genere.


Perignano, il parroco don Armando Zappolini, ha fatto addirittura due presepi.
Dal primo manca la statuina di Gesù. Al suo posto, su strisce di stoffa, ha scritto le leggi antibivacco, contro la prostituzione in strada, contro i venditori abusivi. Nell'altro presepe ha collocato tre statuine: una prostituta,un barbone su una panchina e un venditore di strada. In questo il bambino c'è, e c'è anche tanta luce. Qui Gesù è in buona compagnia.
I parrochiani l'hanno presa molto bene.


Bergamo, chiesa di Santa Lucia.
Il parroco si rifiuta di mettere Gesù bambino nel presepe perché "la gente non è pronta". Fa discutere la scelta di monsignor Attilio Bianchi, sacerdote della chiesa di Santa Lucia a Bergamo. Il religioso durante la messa di mezzanotte ha deciso così dopo aver spiegato: "Se non sapete accogliere lo straniero, il diverso, non potete accogliere il Bambin Gesù.
Perciò Gesù non nasce". E non ha fatto porre nel presepe della chiesa la statuetta del Bambinello. "Il messaggio che abbiamo voluto dare è proprio questo: Gesù non ha paura di avvicinarsi agli emarginati, agli ultimi. È ora che chi si dice cattolico metta in pratica gli insegnamenti di Cristo".

Ci stupiamo perché Forza Nuova e i compari della Lega Nord si vogliono ergere a difensori dei valori della tradizione cristiana, quando nelle loro parole e nelle loro azioni dimostrano palesemente, nella loro immensa ipocrisia, di non seguirne neanche una virgola .
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